Mappa del Friuli - 1553

Dante non menziona il Friuli nella Divina Commedia, ma lo menziona nel De vulgari eloquentia (Parte prima, X.6 e XI.6), dove esamina e classifica la lingua friulana. Dante si riferisce ai friulani chiamandoli Aquilegienses in quanto la città friulana di Aquileia, sede di un potente patriarcato, era a quell’epoca il centro politico, amministrativo, religioso e culturale di un’ampia zona geografica di cui l’attuale Friuli era solo una porzione.

Aquileia - Basilica patriarcale

L’ipotesi di un viaggio compiuto da Dante in Friuli, regione certamente frequentata da numerosi mercanti fiorentini del suo tempo, è stata avanzata da più parti in passato, ma non ha mai trovato seri elementi di conferma. La fortuna del poema dantesco in terra friulana è stata invece piuttosto consistente e immediata, come dimostra la sua rapida diffusione manoscritta e la quantità di codici e antiche edizioni presenti nella regione.

L’illustrazione sottostante è la miniatura dell’incipit dell’Inferno tratta dal codice Fontanini 200 (sec. XIV), conservato nella Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli. Il poeta è raffigurato all’interno della lettera iniziale “n”. La miniatura con l’incipit occupa la parte centrale della pagina ed è circondata dal testo del cosiddetto “Ottimo commento”.

Il manoscritto Fontanini contiene la sola prima cantica del poema, è illustrato con sette miniature e reca il commento in latino di Graziolo Bambaglioli (1291-1342). Il commento in volgare dell’Ottimo, identificabile nel notaio fiorentinio Andrea Lancia (1280-1360), è limitato ai primi due canti.

Codice Fontanini 200, Incipit, Biblioteca Guarneriana di S. Daniele del Friuli