Bernardo Bellotto detto il Canaletto - Veduta di Varsavia, 1770

Dante non cita mai direttamente la Polonia nelle sue opere, ma vi si riferisce indirettamente nel settimo canto del Purgatorio (versi 97-102) quando, nella valletta fiorita dell’Antipurgatorio, il poeta incontra fra le anime dei principi negligenti quella di re Ottocaro II di Boemia.  Dante tiene a precisare che re Ottocaro fu un sovrano migliore di suo figlio Venceslao II, che gli successe sul trono di Boemia dal 1278 al 1305 e che negli ultimi cinque anni fu anche re di Polonia.

Si riportano qui di seguito le due terzine (Purg., VII, 97-102) sia in originale che nella versione polacca di Edward Porębowicz.

L’altro che ne la vista lui conforta,
resse la terra dove l’acqua nasce
che Molta in Albia, e Albia in mar ne porta:
Ottacchero ebbe nome, e ne le fasce
fu meglio assai che Vincislao suo figlio
barbuto, cui lussuria e ozio pasce.

Ten, w czyją patrząc twarz, pocieszyć chce s,
P
anował w kraju onej wody, co ją
Wełtawa w Elbę, Elba w morze niesie
Ottokar: ten ci mipieluchę swoją
Lepszą niż Wacław słuszny wiek brodaty,
Gdy go rozpusta i lenistwo poją.

In polacco sono apparse cinque traduzioni in versi della Divina Commedia.  La prima è stata una versione a rime baciate e alternate di Julian Korsak (1807-1855), pubblicata postuma nel 1860.  Pochi anni dopo è seguita la traduzione in endecasillabi sciolti di Antoni Stanisławski (1870). Classica rimane la traduzione in terza rima di Edward Porębowicz, pubblicata negli anni 1899-1906 e ristampata più volte.  Nel 1947 uscì la versione di Alina Świderska, pure in terza rima.  Ultima in ordine di tempo è la traduzione dell’Inferno pubblicata a Poznań nel 2002 dalla giovane poetessa Agnieszka Kuciak (Stettino 1970).